sabato 6 maggio 2017

Serial Annie: Samurai Jack 5x06 e 5x07




XCVII e XCVIII

Col sesto episodio la serie sembra prendersi una pausa, con il nostro Samurai che accoglie l'oscuro cavaliere e Ashi che decide di rincorrerlo, in un caleidoscopio di incontri con popolazioni salvati da Jack nel corso di questi lunghi anni. Ora la memoria vacilla, quindi ho dovuto controllare se tutte le avventure a cui si riferiscono i racconti siano avvenute durante le quattro stagioni precedenti o off-screen (e sì è così: http://samuraijack.wikia.com/wiki/Episode_XCVII), ma danno ugualmente un notevole contributo a definire la figura dell'eroe, attraverso un punto di vista esterno di coloro che hanno modo di essere infinitamente grati a lui. In questo modo, scricchiola la versione che egli si era costruito sul fallimento della propria missione e Ashi, al contempo, può continuare a rinsaldarsi nel suo riconoscimento riguardo la verità e profonda giustizia di questa. Anche Ashii, quindi, su cui ruota mezzo episodio, trova portato a conclusione il suo arco di rinascita nel giro di questi due episodi, approfondendo inoltre il modo abusivo con sui è stata cresciuta e da cui decide finalmente di staccarsi, a livello anche visuale. Parallelamente si sviluppa la storyline di Scaramouche, con toni frizzanti e comici, nel suo viaggio per ricongiungersi con Aku. Divertenti anche le citazioni molteplici al mondo dell'animazione classica, con le versioni antropomorfe di cani Hanna e Barbera e un robotico Popeye (giusto una sagoma inquadrata per un secondo, ma non si può fare a meno di pensare cosa sarebbe stato il defunto Popeye diretto da Tartakovsky). Sul finale si ritorna seri, con una svolta drammatica, che rappresenta il confronto definitivo fra Jack e il suo senso di colpa per il fallimento. Scene queste angosciose e stupendamente ritmate, in un climax che, rispondendo a svariate domande, rimette in piedi l'eroe per gli sviluppi futuri.

Col settimo episodio ci si ritrova, quindi, a fare i conti con i frammenti lasciati in giro riguardo al passato e al (definitivo?) ritorno in piena forma del samurai. Scopriamo come abbia perso la spada e siamo portati per mano in scenari onirici, non certo innovativi, un tizio con visioni mistiche su di un monte ha una tradizione iconografica che risale almeno al Sinai e alla Trasfigurazione, ma qui il tutto è trattato in modo armonico e aggraziato, con punte da trip allucinogeno, che non guastano. Si fanno i conti con i lati oscuri del proprio essere e si ritrova il bandolo della propria natura. La rabbia, il rimorso per le vite innocenti, la spiritualità, la ricerca di pace, tutto, viene ad una coerente risoluzione. La metaforica cerimonia del tè, la lotta interiore e la nuova "unzione divina" restituiscono un Jack che oramai è venuto a patti con le proprie insicurezze e non si tira più indietro di fronte allo scontro con Aku. Specchio del marchio stilistico di Tartakovsky, ecco accanto alla grazia la tamarraggine, con Ashi che si ritrova a confrontarsi contro chi vuole la testa dell'eroe. Ed è questo il momento di suggellare l'evoluzione del personaggio, recidendo il cordone ombelicale e rigettando la via della setta del demone, per abbracciare la via della spada del samurai. Insomma, si riconferma una serie che raggiunge ogni settimana vette magnifiche. Lo stile sincretista di trarre ispirazione dalle fonti più disparate porta a rielaborazioni, che prima di essere originali sono proprio belle, sia per l'occhio che per le dinamiche narrative e contenutistiche, con quel tocco di esotico che non guasta, ma dona quella stratificazione di sapore in più, centro della sua identità.

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