domenica 11 settembre 2016

Serial Annie #3: BoJack Horseman

Torna la rubrica Serial Annie, per parlare di una serie americana, ideata da Raphael Bob-Waksberg per Netflix:



La serie narra la storia di BoJack Horseman, un attore reso famoso da una sit-com degli anni '80-'90, che ora è però dimenticato da tutti. BoJack è però convinto di riuscire a tornare agli onori della cronaca grazie ad una sua autobiografia. Eccolo allora imbarcarsi nell'impresa, assieme alla ghost writer Diane Nguyen, in una Hollywood in cui convivono esseri umani ed animali che antropomorfi, che mantengono però alcune caratteristiche ferine. Accanto a loro prendono vita personaggi ben caratterizzati, come il coinquilino Todd Chavez, il deuteragonista Mr. Peanutbutter, l'ex-fidanzata e manager Princess Carolyn.


Si iscrive nel filone delle comedy dall'umorismo estremo e politicamente scorretto, che tanto successo ha fatto e fa nel panorama televisivo statunitense, ma riesce a distinguersi dal mucchio, grazie a determinate qualità che ne fanno un prodotto unico.

La cura nella caratterizzazione ed evoluzione dei personaggi è la carta vincente dello show. Ognuno con i suoi traumi e paranoie, ma il protagonista (naturalmente) si colloca al centro di questo incredibile viaggio.
Bojack è una persona ingurgitata, masticata e sputata dallo star system, ma non per questo a primo acchito lo spettatore è portato ad empatizzare con lui. Ben presto si presenta come uno stupido vanaglorioso, che non si rende conto di essere oramai bollito e si aggrappa inconsciamente alla sua biografia per elevarsi dal limbo in cui è caduto. Si comporta in modo sgradevole ed irriconoscente con chi gli sta attorno, comprese le persone che lo hanno a cuore (benché queste siano di per se poche). Allo stesso tempo, nonostante la tenda di bugie, autocommiserazioni e scuse che copre la sua visuale su se stesso, viene portata alla luce la sua fragilità, il senso di inadeguatezza e le difficoltà a rapportarsi alla pari col prossimo, che lo trascinano sul fondo di una attanagliante depressione.


É un povero diavolo pieno di difetti, ma è una persona vera, tridimensionale, che cerca di avanzare nel fango dell'esistenza che si è costruito volontariamente ed involontariamente, verso un approccio finalmente consapevole e maturo alla vita. Obiettivo, che forse va oltre le sue possibilità
Inscritto in un'ambientazione dai toni weird, lo show nasconde la sua natura, di una vera a propria psicanalisi collettiva. Tutti, anche se tendiamo a non ammetterlo, possiamo riconoscerci in alcuni aspetti di Bojack, un antieroe più che umano, che si immola per noi, straziando il suo animo, per preservare il nostro. La sua messa alla berlina ci trasporta attraverso le sue realizzazioni sull'esistenza, scartandoci il gramo ludibrio.


A livello grafico ci troviamo di fronte a un mondo bizzarro di animali antropomorfi e umani, che sembrano usciti da un trip di acidi, con pastellosi sfondi sgargianti e figure totalmente stralunate, che spesso lasciano il posto a vere esperienze lisergiche, dovute in massima parte allo stile della production designer Lisa Hanawalt, vincitrice di due Ignatz Awards per i suoi lavori nel fumetto e del Critics Choice Award di quest'anno per la suddetta serie animata, giunta oramai alla sua terza stagione.

-Alter Petrus

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